In un’arida primavera del sud Sardegna, un uomo solitario esplora casualmente un sito minerario abbandonato. Inizia così un inusuale viaggio nella profondità della sua terra e alla ricerca delle proprie origini, interpretando i segni che il logorio del tempo e l’erosione dell’acqua hanno lasciato, mentre la natura continua a riappropriarsi dei suoi spazi creando uno scenario sempre più inaccessibile e surreale.
Il documentario è incentrato su storie, eventi e personaggi del passato ma anche sulle persone che ne hanno riscoperto le tracce, animate dall’intento di ricostruire una eredità e una identità perduta a cui dare una giusta rilevanza. Vuole poi sottolineare la grande potenzialità del singolo quando con ferrea volontà riesce a ricostruire un mondo di intrecci e storie di vita legate all’aspetto inesplorato e imprevedibile di un territorio di cui la natura sempre più possessiva si riappropria. Renato, il principale protagonista, ha voluto coltivare in se la passione per portare avanti le sue ricerche sicuro di avere una missione, un segreto da svelare, una storia da raccontare. Ha anche presto capito che aveva bisogno di condividere la sua ricerca, perché tenersi dentro le passioni ed esserne gelosi ostacola quel confronto continuo e indispensabile alla crescita e alla soluzione dei propri dubbi. La sete di sapere è alla base della storia che ci ha portato fino a qui.
Quando ho conosciuto Renato sono stata colpita dalla sua passione e perseveranza e ho condiviso pienamente con lui il fascino della riscoperta, dell’esplorazione, della rigorosa ricerca e insieme la speranza della salvaguardia di luoghi che rischiano di essere sottratti persino alla nostra vista. Tramite Renato ho ritrovato la memoria di un passato che ha consentito alla Sardegna momenti di evoluzione economica e tecnologica di interesse internazionale forse irripetibili. Purtroppo i luoghi sono in totale abbandono e quel glorioso passato è stato cancellato dall’oblio. Il progetto è stato scritto nel periodo cupo della lunga pandemia. Quel periodo credo abbia portato molti alla riscoperta di tanti valori e abbia contribuito a renderci più consapevoli dell’importanza di assecondare e coltivare le proprie passioni. In momenti di grande difficoltà consacrarsi al compimento di una missione consente quel rifugio del cuore e della mente che da’ un senso alla vita.
FESTIVAL
Trento Film Festival 71esima
IsReal Film Festival – Nuoro
Il documentario S’orchestra in Limba si propone di evidenziare le differenze fonetiche della lingua sarda e delle lingue minoritarie parlate in Sardegna. In ogni villaggio della Sardegna la melodia delle parlate cambia, gli accenti differiscono e le parole variano. I personaggi ci raccontano della loro cultura, leggende, miti e tradizioni confermandoci l’affascinante potere della tradizione orale sarda. Ispirati da un gioco di immagini avranno completa libertà di improvvisare … Buon viaggio!
Sardinia Film Festival 2015 BEST ITALIAN DOCUMENTARY,
Babel Film Festival 2015 – Miglior Documentario AAMOD AWARD premio del Archivio Audiovisivo Movimento Operaio e Democratico di Roma,
Locarno Film Festival 2016 – Proiezione collaterale organizzato dal collettivo Theparders.
Regia di Fabio Dentella
Camera e DOP assistant Monica Dovarch
Montaggio Fabio Dentella e Monica Dovarch
Foodsharing daily Report vuole raccontare dell’iniziativa esistente del Foodsharing e del suo sito internet in un maniera originale e simpatica. L’intento è quello di fare luce sulla possibilità di donare del cibo in eccedenza per evitare ogni tipo di spreco. A Berlino l’iniziativa funziona ed è attiva anche in altri paesi.
Regia di Fabio Dentella. Monica Dovarch ha collaborato alla realizzazione come camera operatrice, assistente alla direzione della fotografia e montatrice.
Produzione Blinkofaneye
Regia di Monica Dovarch
Montaggio di Monica Dovarch e Fabio Dentella
Selezionato al Babel Film Festival 2013
Grazie alla Sardegna, alla sua lingua e al suo immaginario!
Bentu de Seneghe – Vento di Seneghe (film di Monica Dovarch)
In ogni paese della Sardegna la vita collettiva è scandita ogni anno in base alle festività da celebrare e alle mansioni lavorative create dall’offerta produttiva del territorio. Il film, ambientato a Seneghe, si concentra proprio su questi eventi socio-collettivi, quali l’organizzazione della festa di San Sebastiano, le danze del martedì grasso per carnevale, la raccolta delle olive, il taglio della legna, la processione di Corpus Domini detta Sa Ramadura, il salto dei fuochi di San Giovanni e la cottura del pane e dolci sardi. In questi momenti l’intera comunità si mobilita tramandando pratiche e tradizioni artigianali; richiamando alla memoria esperienze dell’infanzia e complicità del passato e coinvolgendo, in impegni responsabilmente assegnati, tutte le generazioni.
L’impegno costante dei più grandi nel sensibilizzare le generazioni più giovani porta ad accrescerne il senso di appartenenza comunitaria e a preservare nel tempo singolari ritualità paesane.
Tarzan è un personaggio eclettico e controverso. Vive ai margini della società organizzando jam session in giro per il quartiere di New Cross a Londra nel 2009. Nel suo passato è stato bibliotecario, attore e insegnante, ma è anche stato senza lavoro e in difficoltà in seguito ad un brutto incidente. La sua memoria e la disponibilità a farsi accompagnare durante le sue giornate tipo ci porta a entrare nel suo intimo e a cogliere l’ autoanalisi di colpe e meriti nel suo trascorso. Questo ritratto è il primissimo lavoro che Monica Dovarch ha realizzato all’inizio della sua carriera professionale presso l’Università Goldsmiths a Londra.